Trento, 20 dicembre 2009
Bombarda: «Stop a nuovi edifici. Prima risaniamo i centri storici»
Intervista a Roberto Bombarda
dal Corriere del Trentino di domenica 20 dicembre 2009
«La legge Gilmozzi? È un’ottima legge, che tutela il territorio. Per affrontare la crisi, l’edilizia trentina deve abbandonare le nuove costruzioni e puntare sulla riqualificazione architettonica ed energetica dei centri storici e degli edifici datati». Il consigliere provinciale dei Verdi Roberto Bombarda difende a spada tratta la normativa introdotta nel 2005 e promossa dall’assessore Mauro Gilmozzi. Il testo ha stabilito nei comuni trentini un dimensionamento massimo di alloggi per il tempo libero e vacanze rispetto agli alloggi per la residenza ordinaria.
Immobiliaristici e costruttori ritengono la legge Gilmozzi uno dei fattori principali della crisi del settore, che registra un calo delle compravendite del 14%. I Verdi cosa rispondono?
«Io difendo a spada tratta quel testo, che darà frutti nel corso degli anni. Il motivo è duplice: da un lato tutela il territorio, dall’altro protegge i valori degli immobili dall’eccessiva offerta che si avrebbe senza un limite alle costruzioni».
Gli addetti ai lavori lamentano però gli effetti concreti della crisi. C’è una ricetta fattibile per dare risposte al settore e allo stesso tempo tutelare il paesaggio?
«A mio avviso, la direzione giusta è la ristrutturazione di tutto il patrimonio edilizio esistente, sia pubblico che privato, secondo criteri di risparmio energetico. Si aprono praterie immense, dato che ci sono milioni di edifici da risanare. Su questo tema ho presentato un disegno di legge per bloccare la costruzione di nuovi edifici fino a quando non si saranno ristrutturati tutti i centri storici del Trentino».
Una proposta o una provocazione?
«L’importante è aprire un dibattito sull’argomento. Nelle valli del Trentino ci sono centinaia di metri cubi di edifici abbandonati da recuperare. E a questi si aggiungo in città gli stabili degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, che sono di scarso pregio architettonico e energetico. C’è da lavorare per decenni. Quello che conta è iniziare un ragionamento. La mia proposta farà il suo iter in commissione nel 2010».
Il suo è un appello a ripensare completamente la concezione dell’edilizia in Trentino?
«Costruire una casa su un prato è semplice, ma non ce lo possiamo più permettere. Il consumo di territorio in posti come la val di Fassa o Pinzolo è sotto gli occhi di tutti. Le seconde case hanno prodotto benefici per pochi e costi per le comunità, che devono pagare acquedotti e fognature per paesi fantasma. Adesso è tempo di cambiare prospettiva».
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